venerdì 23 dicembre 2011

Sguardo giù

Per l’ennesima volta Luca era in ritardo. Ogni volta che passava davanti all’orologio, si prometteva di correggere la posizione delle lancette, ma era troppo pigro per farlo. Ancora una volta fu costretto a fare tutto in fretta. Un boccone al volo e poi di corsa nel bagno, dove con una mano manteneva il phon per asciugarsi i capelli, e con l’altra lo spazzolino da denti. Avrebbe voluto anche radersi il pizzetto, diventato ormai fin troppo lungo, ma non ebbe il tempo. L’autobus che passa sotto casa di Luca spesso arriva con un po’ di ritardo, ma meglio non fare affidamento sugli slittamenti d’orario dei mezzi pubblici. Il buon Dio probabilmente era di buon umore quel giorno, e fece in modo che l’autobus passasse con ben tredici minuti di ritardo, giusto il necessario per evitare che Luca lo perdesse. Il cielo era nuvoloso, e soffiava un vento gelido capace di penetrare anche nei cappotti e nei giubbini più pesanti. Di li a pochi minuti il buon Luca avrebbe dovuto incontrare un certo Dott. Bondi, proprietario di una casa editrice, con la speranza che gli pubblicasse il suo primo manoscritto, “La ragazza del primo piano”, un intreccio tra il genere romantico e uno splatter. Solo lui era in grado di inventare una storia simile. L’autobus arriva, le porte automatiche si spalancano e la gente che aspettava alla fermata comincia a salire. Luca, ancora mezzo addormentato, sale per ultimo e si mette a sedere nel posto centrale, in fondo alla corriera. Qualsiasi persona normale, avrebbe cercato di far scorrere il tempo più velocemente leggendo un quotidiano o ascoltando della musica da un lettore portatile, invece lui, quel giorno decise di fissare le persone sedute di fronte a lui; decise di giocare di fantasia, un po come fanno i bambini. Prima scrive libri semiporno e poi gira film mentali come un bambino coglione. Il suo carattere alcune volte tira brutti scherzi. Il suo posto poteva, in un certo senso, essere "strategico", perfetto per ciò che aveva deciso di fare. Da li riusciva a guardare negli occhi qualsiasi persona che saliva o scendeva. Per tre fermate continuò a scrutare i volti della persone. I suoi occhi catturarono sguardi di pensionati, liceali, avvocati, barboni e disoccupati, finche la sua attenzione non venne attirata da una ragazza che salì dal portellone anteriore, che prese posto proprio di fronte a lui. Da un libro che usciva dalla borsa in pelle marrone che portava a tracolla, Luca dedusse che fosse una studentessa. Dall’aspetto sembrava una ragazza timida. Luca continuò a fissarla. Indossava un cappotto grigio fino alle ginocchia, un paio di jeans con due grossi stivaloni di camoscio. Aveva lo sguardo rivolto verso terra, perciò Luca non riuscì a distinguere il colore dei suoi occhi, lavorò di immaginazione. Cominciò a far viaggiare la mente, e con tutte quelle fantasie che gli passavano per la testa, avrebbe avuto abbastanza spunti da poter scrivere “La ragazza del primo piano, Vol. 2 – La vendetta”. Una frenata improvvisa riportò Luca nel mondo reale, ma subito dopo ricominciò ad osservare altre cose. Nel posto dietro a quello dell’autista si era appena seduto uno strano signore con un ancor più strano cappello, uno di quelli che hanno la cordicella che scende fino al collo. Più che strano, quel copricapo era davvero ridicolo, solo un tipo con qualche rotella fuori posto avrebbe potuto indossarlo. Tuttavia quell’uomo attirava poco Luca, che invece venne catturato da un particolare della ragazza di fronte a lui che prima non aveva notato. Tra i capelli i capelli castani si riuscivano ad intravedere le orecchie, giusto un po, tanto quanto basta per catturare il sui sguardo. Chissà perche le osservò per così tanto tempo… Mancavano all’incirca cinquecento metri prima di arrivare al quartiere dove era ubicata la casa editrice. Questo voleva dire che, calcolando traffico ed altre cose varie, a Luca gli restavano solo due minuti e ventuno secondi per scoprire il colore degli occhi di quella ragazza seduta di fronte a lui. Doveva inventarsi qualcosa. Di certo non avrebbe potuto dire: “Ehi scusa bella ragazza, di che colore sono i tuoi occhi?”, Luca è un ragazzo alquanto ridicolo, ma non fino a questo punto . Mancavano ormai pochissimi metri all’arrivo, ma niente, la ragazza continuava a tenere la testa inclinata verso il basso. Le porte si stavano aprendo. Le prime persone cominciarono a scendere sul marciapiede. “Che ore sono?” disse Luca, la ragazza alzò lo sguardo accennando un piccolissimo sorriso. “Le otto e cinquanta”, rispose lei. Erano marroni, ed erano bellissimi.

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